L’attuale area cimiteriale sorge nella località dove esisteva la seicentesca periferica
chiesa di S. Pietro e S. Rosalia poi demolita nel 1788.
A partire dalla seconda metà dell’ottocento le stupende tombe di famiglia, le imponenti cappelle, le appariscenti lapidi marmoree sorgono come funghi nel camposanto soresinese. Il ceto borghese non si attarda a trasferire i sepolcri delle chiese cittadine al camposanto extraurbano.
I suoi rappresentanti vanno a gara nel commissionare i lavori alle maestranze più qualificate.
Il fenomeno continuerà anche nel secolo successivo quando rinomati artisti, qualificati architetti si succedono ad arricchire quello che oggi può essere considerato un museo a cielo aperto.
Al primo intervento di ingrandimento attuato nel 1814 dall’Ing. Ponzetti, seguirà quello di Luigi Voghera (1788-1840) che riceve nel 1819 l’incarico di allargare la necropoli e conferire un aspetto grandioso e più artistico. Il valente professionista cremonese, progetta la divisione in quadrilatero. All’ingresso pone un porticato con archi a tutto sesto e finiture in bugnato, il portale a colonne doriche. Il realizzatore della costruzione è il capomastro Pietro Martire Locatelli.
Le maggiori famiglie gareggiano facendo costruire nel nuovo elegante cimitero cappelle e monumenti. Nello stesso anno viene realizzato un lungo viale che funge da collegamento diretto tra camposanto e la chiesa della Madonnina. Il percorso è dotato di quattro filari di castagni d’India, lungo tutto il percorso di 650 metri (viale Ugo Foscolo). Le epidemie renderanno necessario nel 1842 un secondo allargamento ad opera dell’Ing. Luigi Ghisolfi.
Un regolamento della Deputazione provinciale nel 1877 definisce la divisione del campo interno in poligoni quadrati (A.B.C.D.), i primi tre riservati agli adulti ed il quarto ai bambini che non hanno ancora raggiunto il settimo anno di età. Nuovi allargamenti vengono effettuati all’inizio del ‘900. La cappella centrale verrà poi eretta in asse, rispetto all’entrata.
Successivamente nel 1964-65 si erigerà il grande pronao, i due fabbricati laterali di ponente e di levante con la nuova recinzione, l’opera di completamento ha coinvolto
Leone Lodi e l’
Ing. Aldo Brovelli.
Tra i monumenti che meritano una speciale menzione per il valore artistico sono da annoverare: il
Busto in marmo della “Donna Velata” del milanese
Cocchi al quale si devono anche le
tombe di Francesco Chizzini e Caramatti. Altre notevoli opere sono la
lapide di Antonio Bettoni scolpita dal
Tantardini milanese, la
tomba di Antonio Ponzetti eseguita dal
Seleroni, la
statua della pietà nella cappella Ciboldi del
Confalonieri al quale si devono anche i
busti di Giuseppe e Nicola Ciboldi, il
busto di Francesco Genala e la
statua dei coniugi Zucchi Falcina oltre i
busti di Giuseppe Robbiani e Giacomina Piazzi.