Chiesa di Sant'Agostino
originale nella struttura e nel perimetro
La piazza di S. Agostino ha mantenuto durante i secoli sia la struttura originaria sia il suo perimetro che già nella pianta di Cremona eseguita nel 1582, da Antonio Campi, la si vede così come la si può ammirare ai giorni nostri.
Eretto fra il 1339 e il 1345 incorporando la precedente chiesa di S. Giacomo in Braida, l'attuale edificio, costruito dai padri eremitani di S. Agostino, subì invece nel 1553 un ampio rimaneggiamento degli spazi interni, conservando nella forma originaria solo la struttura a capanna della facciata, alleggerita dalla galleria ad archi ogivali.
L'interno venne rimaneggiato intorno alla metà del XVI secolo: la volta, originariamente a capriate, venne ribassata con la costruzione di una nuova volta a botte, i pilastri poligonali in cotto vennero trasformati e ingranditi, l'abside rettangolare assunse una nuova forma semicircolare e l'originaria parete in mattoni a vista fu trasformata con una decorazione ad affresco nella navata centrale e con la creazione degli altari delle navate laterali nel 1664. Le cappelle laterali, esistenti solo sul lato destro, erano già state realizzate nel corso del XV secolo, modificando così la planimetria originaria della chiesa.
Centro di una vivace vita religiosa e culturale grazie alla presenza dell'attiguo monastero dell'Ordine degli Agostiniani (oggi non più esistente), la chiesa si arricchì nei secoli di importanti opere d'arte, quali gli affreschi di Bonifacio Bembo nella Cappella Cavalcabò, terza cappella di destra, e la splendida tavola del Perugino, oggi collocata sul quinto altare, realizzata nel 1494.
Si può ammirare anche la Cappella della Passione di Cristo, seconda cappella di destra, uno dei capolavori del barocco cremonese: fu realizzata dal comasco Giovanni Battista Barbarini nel 1666 e raffigura la Passione di Cristo con un gruppo statuario di grande effetto scenografico, realizzato con una tecnica particolare utilizzando materiale povero come lo stucco.
Si segnala inoltre la pala dell'altare maggiore, dipinta nel 1594 dal cremonese Andrea Mainardi, che raffigura una rarissima iconografia da ricollegarsi alla cultura dell'Ordine Agostiniano: il Redentore viene compresso dagli angeli sotto a un torchio e il suo sangue viene raccolto in ampolle dai dottori della chiesa.