Famiglia Campi
da Galeazzo a Bernardino
A Cremona soprattutto, ma anche in molte altre città e paesi della provincia e di tutta l'Italia settentrionale, lasciarono la loro impronta i Campi, dinastia di artisti che come dice il Lanzi nella «Storia pittorica dell'Italia», formarono «il progetto di un nuovo stile pittoresco, che partecipasse d'ogni scuola d'Italia senza far plagio in alcuna».
E dalla famiglia uscì « ... un sì bel numero di maestri, che parte per sé medesimi, parte per mezzo de' loro allievi, ornaron lo Patria con le opere, l'arte con gli esempi, la Storia col nome loro».
Galeazzo Campi, il capostipite della famiglia nacque a Cremona nel 1477. I suoi quadri e i suoi affreschi sono sparsi nel Cremonese e nelle province di Milano e di Bergamo, ma gli influssi della scuola veneta e umbra sono troppo evidenti nella sua arte e non lui, ma i figli furono i veri iniziatori della scuola pittorica cremonese.
Giulio (1502-1572) è senz'altro il migliore dei tre figli di Galeazzo: pur ispirandosi alla scuola veneta, per il colore, e al Parmigianino per preziosità di forme, bisogna riconoscere in lui una potenza di espressione e una spiccata personalità che manca agli altri fratelli.
Tra le molte sue opere ricordiamo, come le più significative, gli affreschi delle chiese di Sant'Agata e di San Sigismondo in Cremona.
Vincenzo, indefesso compagno di lavoro dei fratelli Giulio e Antonio rimase a loro inferiore. Buon colorista, peccava però nel disegno, lavorando preferibilmente « di maniera ». Di lui ricordiamo alcuni buoni ritratti e nature morte, quest'ultime sicuramente le sue opere migliori.
Antonio è l'eclettico della famiglia: fu architetto, e apprese l'arte del fratello Giulio dedicandovisi con maggior fervore, fu scultore e, naturalmente, pittore. Dalla conoscenza dell'architettura trasse vantaggio per la composizione delle sue opere di maggior mole, distinguendosi nella prospettiva. Pittore valente, ma talvolta discontinuo, fu genio versatile e si dedicò con successo anche all'incisione in rame e alla letteratura.
Bernardino Campi (1522-1590), forse parente degli altri, forse soltanto allievo di Galeazzo, gareggiò in abilità col maestro e a detta di molti lo superò. Orafo dapprima, si dedicò giovanissimo alla pittura dopo aver ammirato due arazzi di Raffaello copiati da Giulio Campi, e considerò sempre l'Urbinate come un modello da seguire pur senza imitare. Semplice e naturale, quanto gli altri Campi erano grandiosi e ricercati, Bernardino fu più corretto e lo sua arte più umana.
Bellissimi i dipinti della Chiesa di San Giramondo, che furono portati a termine in soli sette mesi, meritando a lui tanto giovane le lodi di Bernardino Gatti, detto il Soiaro, e di Giulio Campi, artisti ormai già affermati.
A Crema possiamo ammirare la sua Epifania nella Chiesa di Santa Maria della Croce, e a Pizzighettone la Crocifissione nella chiesa di San Bassano.
Di tutti i Campi, Bernardino fu quello che ebbe più notorietà come maestro e che contò i discepoli più illustri.